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  • Immagine del redattoreAss. Tramoontana

LA PLAYLIST DI CLAUDIO PRIMA

Claudio Prima è leader e ideatore di numerosi progetti di indagine sulle musiche di confine fra i quali BandAdriatica, Adria, Tabulè, Tukrè, Manigold, Progetto Se.Me., Orchestra Senza Confini / La Repetitiòn, Orchestra Popolare di Puglia. Si esibisce in festival e rassegne internazionali in Francia, Olanda, Inghilterra, Romania, Albania, Croazia, Grecia, Belgio, Austria, Germania, Svizzera, Spagna, Tunisia, Libano, Giordania, Kuwait, Stati Uniti. E’ organettista, cantante, compositore e autore di colonne sonore. Nel 2008 è ideatore e promotore per la BandAdriatica del progetto “Rotta per Otranto“, esperimento di viaggio e ricerca delle musiche d’Adriatico che diventa un film documentario e un cd dal titolo Maremoto. Dal 2010 è solista dell’opera contemporanea Oceanic Verses di Paola Prestini, con cui si esibisce al Barbican Centre di Londra, al Pace Shimmel di New Yorke, al Kennedy Center di Washington DC.


Oggi racconta a Vibes la sua playlist.




(...trailer...)


Cinque dischi a cui sono molto legato, che ho ascoltato innumerevoli volte per coglierne le pieghe più nascoste e che ogni volta mi stupiscono ancora. La musica ha questo dono. Lo stupore che questi artisti sanno creare ha radici diverse, perché utilizzano differenti forme espressive, voci, linguaggi. Ognuno di loro ha affinato uno strumento o una tecnica e le ha portate a un livello assoluto, da cui prendere spunto e di cui goderne a pieno. Alcuni dischi sono molto conosciuti, altri meno, questo per sottolineare che la bellezza a volte va cercata con pazienza, nelle pieghe del cammino e che la musica è uno scrigno inesauribile. Buon ascolto!



(...ciak...)



Almah - Avishai Cohen


Il contrabbassista dei due mitici Avishai Cohen (l’altro suona la tromba) è diventato da qualche anno uno dei miei musicisti preferiti. Mai scontato nelle composizioni, ci aveva già stupito in trio con Shai Maestro al piano e Mark Guiliana o Itamar Doari alle percussioni (da ascoltare anche Continuo e Seven Seas). In questo disco dirige un ensemble che accoglie anche archi e oboe. Un cd dalle mille sorprese, che spazia dal classico al jazz contemporaneo con una scrittura raffinata e seducente. Il brano di chiusura è la title track dedicata alla figlia, cantata dallo stesso Cohen e vale da sola il prezzo del biglietto, come una staffilata di Roberto Carlos.



Köln concert - Keith Jarrett



Cd live imperdibile fra i vari capolavori del signore indiscusso del pianoforte jazz internazionale. Si narra che il concerto abbia corso il rischio di non avere luogo perché Jarrett non era soddisfatto del pianoforte. Ma alla fine, fortunatamente, sale sul palco e ci regala una delle sue migliori performance improvvisative di sempre. Da ascoltare e da vedere nelle immagini originali con Jarrett che sembra continuamente alle prese con i suoi angeli e i suoi demoni. Qui il pianoforte non è più solo uno strumento musicale, ma diventa nelle sue mani uno strumento di contatto con qualcosa di più profondo e ancestrale. Più che un concerto è un’esplorazione nelle cavità dell’anima.



Bella ‘mbriana - Pino Daniele




Per me che amo le musiche di confine Pino Daniele dei primi anni ottanta è un riferimento perfetto. La tradizione di Napoli incontra quella americana del blues e del funk, facendo valere le sue origini melodiche, con le inflessioni nord africane e mediterranee che un porto di mare assorbe negli anni. Ospite d’eccezione Mr Wayne Shorter che io immagino come un soldato che arriva a Napoli e si innamora di una sua bellissima guagliona. Dal loro incontro multirazziale e imprevisto, figlio della impellente globalità, nasce il germe della musica meticcia (e della world music), che ancora oggi inseguiamo per mari e porti.



The living road - Lhasa De Sela




The living road è il secondo di tre soli cd di una delle voci e delle vite più tormentate della musica degli ultimi vent’anni. Lhasa ha tradotto in musica la sua vita, intrecciando nelle parole e nelle note anima circense e ‘mal de vivre’. Impossibile non restare avvinghiati all’intensità della sua musica e allo squarcio che aprono dentro le sue parole, affilate con la lima dello spleen. La sua voce è roca, vissuta, penetrante forse perchè come dice lei stessa ha ‘un ruego en la boca, un ruego en el alma’.



The rodeo eroded - Tin Hat Trio




Il trio composto da Carla Kihlstedt al violino e alla voce, Mark Orton alla chitarra e Rob Burger alla fisarmonica è un gruppo di musica ‘da camera’, ma la definizione forse lascerebbe stupiti al primo ascolto. Io ci trovo una valenza folk (nel più nobile senso del termine) che riporta ad un fascino antico. Le atmosfere di quest’album (e anche di Helium e Memory is an elephant che lo precedono) sono rarefatte e sognanti, sembra sempre di camminare su un filo, appeso tra un grattacielo di New York (la città dove si sono incontrati) e la luna.



Autore

 

Claudio Prima

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