(…teaser…)
“Un mondo di grandi ricchezze e grande potere, ma anche un mondo di grandi violenze e grandi sofferenze”. Con queste parole Lauren Schmidt Hissrich, sorprendente produttrice esecutiva e abile showrunner, ha annunciato la sua ultima creazione: The Witcher, serie polacco-statunitense nella quale si mescolano sapientemente generi come fantasy, drammatico, avventura e azione.
(…zoom…)
Il mondo riprodotto dalla Hissrich è inserito all’interno di un progetto più esteso, nel quale dominano il male e il destino, temi trattati in maniera estremamente enigmatica e vincolante nella storia. Inoltre, utilizzando una lente di ingrandimento, si possono cogliere alcune tematiche tipiche dell’attuale realtà contemporanea come l’amore complicato, l’emarginazione degli immigrati e la famiglia perduta.
L’insieme di questi intrecci ha contribuito al successo di The Witcher (distribuzione Netflix), serie che ha anche superato l’importante prova del pubblico, basti pensare che IMDB la inserisce al primo posto in una votazione condivisa con Narcos o Peaky Blinders.
In effetti appassionarsi alle vicende di Geralt di Rivia (interpretato da Henry Cavill), protagonista dal fascino tenebroso e ipnotico, risulta davvero immediato. Parliamo di un Witcher, uno strigo, descritto come un mutante dai poteri sovraumani. È un cacciatore di mostri considerato il frutto della magia nera, quindi una creatura diabolica, un degenerato nato all’Inferno.
È una figura che assume una posizione predominante rispetto agli altri, già a partire dai primi secondi del teaser dell’episodio pilota. La sua esistenza si lega inesorabilmente a Yennefer, il personaggio più mutevole della serie, una maga che mal sopporta gli insegnamenti sulla magia, considerata come organizzazione del caos e portatrice di equilibrio e controllo. La donna è smaniosa di potere tanto da rischiare la sua vita. A loro due si aggiunge anche la principessa Cirilla, un’adolescente molto coraggiosa depositaria di un pericoloso segreto che nemmeno lei è consapevole di conoscere e che vive con pesantezza la sua discendenza nobiliare.
(...Panoramica...)
A ognuno di loro tre viene assegnato un segmento fondamentale della triplice linea temporale su cui si sviluppa la serie. Passato e presente si mischiano tra di loro.
La vicenda di Geralt è inserita in uno spazio/tempo indeterminato, in un non meglio specificato “Continente” durante un’epoca mai chiarita, sicuramente passata, fatta di cavalieri, lame come uniche armi per combattere, carrozze con cavalli, cure salutari magiche o prettamente naturali e ambienti poco antropizzati per i quali prevale l’evoluzione costruttiva della natura.
È un mondo abitato e condiviso da umani, mostri orripilanti, elfi con le caratteristiche orecchie a punta, maghi e streghe affascinanti e altre creature che di umano (o animale) hanno decisamente poco. Il tutto è inserito in un contesto bellico che determina inevitabili scene di combattimento, spesso di acuta violenza, a causa dell’aggressivo Impero di Nifgaard.
I tanti personaggi (ogni episodio ne presenta diversi) e gli intricati eventi agiscono all’interno di due temi, spesso ripetuti nella serie: il male e il destino. Per quanto riguarda il primo, possono essere prese in prestito proprio le parole del protagonista: “è il male, maggiore o minore che importa, non cambia niente (…) ma adesso, se devo decidere tra un tipo di male e un altro, preferisco non decidere affatto”. Questo lascia intendere che nel mondo di The Witcher non esista un bene esplicito, forse il bene è solo il male minore da compiere, il quale è pur sempre male, motivo per cui appare molto complicato scegliere in maniera razionale da che parte schierarsi. Per questo ci pensa il destino che, come un’inquietante presenza invisibile, influenza le affannose azioni dei singoli. Niente sembra in grado di annullarlo o cambiarlo anche solo minimamente. Quando con coraggiosa presunzione si tenta di intervenire sul destino accadono eventi disastrosi.
Ogni personaggio ha un chiaro percorso da compiere, consapevole che il destino debba essere inesorabilmente soddisfatto, sebbene sia drasticamente complesso nella sua completa realizzazione. È ciò che accade nelle avventurose vicende di Geralt e Cirilla intrecciate tra di loro. Lo strigo ammette di non credere nel destino, salvo poi smentirsi quando, saggiamente, dice “le persone unite dal destino si ritrovano sempre”, riuscendo a dare speranza emotiva agli spettatori maggiormente delusi dalle personali esperienze di ricerca che riguardano entrambi.
(…epilogo…)
In The Witcher gli spettatori si perdono in uno spazio senza tempo e in un tempo privo di spazio, sentono il senso di libertà e di vastità grazie ai campi lunghi e lunghissimi di alcune scene della serie, si divertono ascoltando canzoni o sottofondi musicali, basti considerare che Dona un soldo al tuo Witcher (Toss a coin to your witcher), musica cantata durante il secondo episodio, è considerata da alcuni critici un vero tormentone.
The Witcher penetra umanamente nella realtà mostrando la forza dell’amore, il rispettoso senso di appartenenza verso qualcuno, la difficoltà di integrazione per uno straniero che giunge in luoghi a lui sconosciuti, la tristezza di perdere la famiglia e la complessità seguente di trovarne una nuova.
La prima stagione di The Witcher vanta già un ottimo successo celebrato dal pubblico. La serie è stata in grado di costruire delle convincenti fondamenta che la preparano ad un’annunciata seconda stagione. Tante sono le trame da sviluppare, molte sono le peripezie da affrontare, diversi gli epiloghi da raggiungere.
Autore
Giorgio Borghetto
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