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  • Immagine del redattoreAss. Tramoontana

UNA STORIA DI ULTRAS, UNA STORIA ONESTA

Aggiornamento: 16 apr 2020



(… ciak …)


Alla fine è arrivata. Dal 20 marzo 2020 Netlfix ha reso disponibile sulla sua piattaforma Ultras, l’attesa opera prima del regista Francesco Lettieri, già noto per aver diretto diversi videoclip del panorama indie tra cui spicca il nome di Liberato (autore della colonna sonora del film).

Le aspettative? Tante, alimentate anche dalle aspre reazioni da parte degli ambienti del tifo organizzato e dagli scambi di battute tra il regista e la madre di Ciro Esposito (il tifoso napoletano ucciso durante gli scontri di Napoli-Fiorentina del 2014).


 

(… zoom …)


Partiamo da un punto: se qualcuno voleva trovare nel lavoro di Lettieri un docu-film sulle curve degli stadi italiani, sulla filosofia degli ultras o più semplicemente sul tifo organizzato napoletano, ha sbagliato indirizzo. Ultras è prima di tutto un racconto sul respingimentoche investe ogni personaggio della storia: riguarda Sandro “Moicano”, storico leader del gruppo “Apache” che sconta il DASPO ed è costretto a firmare in questura ogni volta che gioca il Napoli; riguarda Angelo, giovane ultras che ha pianto la morte di un fratello maggiore e si ritrova trascinato in una faida tra gruppi dalla quale vuole solo scappare; riguarda anche la lotta interna che vede contrapposta la vecchia guardia (appunto gli Apache) alle nuove leve, molto più desiderose nel cercare lo scontro. In mezzo a questo troviamo tante bandiere biancoazzurre, tanta voglia di appartenenza a un gruppo che si trasforma in fede (“Un ultras da solo non vale un cazzo”), ragione di vita.

Nel film di Lettieri siamo dentro la vita dei singoli ultras, ma siamo distanti dalla curva.




(… crash …)


Alcuni ultras, infatti, hanno lamentato la poca sincerità con cui è stato raccontato il loro mondo, ma la critica potrebbe essere superata ribadendo che probabilmente non era intenzione del regista andare in quella direzione, ma bensì usare l’ambiente delle curve, fatto di regole e codici ben precisi, per inserire una storia piena di scontri e di vita.

Non è stata una rappresentazione sincera della realtà? Dipende da quali erano le aspettative. Sicuramente possiamo parlare di una storia onesta.


 

(… panoramica …)


Di Ultras colpiscono la frenesia di un mondo adolescenziale ormai già adulto (tratto in comune con La paranza dei bambini di Giovannesi e Saviano), la credibilità dei dialoghi, il ritmo, l’abbondanza dei tatuaggi, la percezione della periferia, le panoramiche sulla città e sul golfo di Napoli.

E poi c’è il calcio. Anzi, non c’è proprio.

Qui, infatti, troviamo uno dei tratti più originali del film: il calcio è presente nella sua assenza. Le partite entrano nel vivo solo attraverso le radiocronache dei bar, ci sono diverse scene nel quartiere Fuorigrotta, ci sono anche le gradinate dello stadio San Paolo, ma il rettangolo verde non c’è. Il calcio è solo una percezione, un motivo che spinge ad appartenere a un gruppo, dove la differenza tra giovani e vecchi si misura anche sull'evoluzione del tifo: prima c’erano le battaglie, adesso tutto è cambiato.

Nella città che più di tutte, da sempre, cambia in continuazione.



Autore

 

Redazione (di Andrea Martina)


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