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  • Immagine del redattoreAss. Tramoontana

EX FADDA - DA GRANDE SARO' UN TEATRO


Lungo la strada per arrivare a San Vito dei Normanni vengo accompagnato da un sole caldo, troppo caldo. Quando succede questo i contadini parlano di aria malata e, solitamente, vuol dire che sta per arrivare uno di quei temporali brevi e violenti, dove dieci minuti di grandine possono rovinare mesi di lavoro nelle campagne. Sto guidando e vado incontro al temporale che sarà. Presto il sole perderà la partita che sta giocando contro quei nuvoloni. Resta un ultimo raggio, lo vedo appena entro nel cortile dell’ExFadda, illumina proprio l’insegna del caffè. Già: il caffè. Perchè c’è anche il bar all’ExFadda, una struttura che era un ex stabilimento enologico, poi recuperata grazie a un laboratorio urbano, e che oggi è diventata una delle realtà giovanili più importanti d’Italia. Ogni volta che vado all’ExFadda c’è un progetto in più che cresce: il laboratorio, il bar e (a breve) il teatro, un’enorme struttura adiacente al laboratorio che sta per diventare l’ennesima bella realtà di questo posto. Domani pomeriggio ci sarà un’assemblea pubblica in cui verrà aperto a tutti Tex - Il teatro dell’ExFadda e quando raggiungo Marco Mingolla e Valentino Ligorio mi trovo in un grande cantiere, uno spazio enorme dove spicca una scritta colorata su un muro: “Da grande sarò un teatro”. Si sentono martelli, ferri che vengono spostati, rumori di lavoro. E per tutta l’intervista sarà così: si parla mentre si lavora, perché manca poco all’assemblea di domani.


 

“Da grande sarò un teatro”: come siete arrivati a questo progetto? L’idea era in testa da qualche anno. Tra il 2015 e 2016 ci fu il primo tentativo di acquisire il Cinema Melacca che era già chiuso, partì un’iniziativa di azionariato popolare per prendere in gestione l’unico cinema-teatro privato di San Vito dei Normanni. Era un’idea nata da un bisogno: un paese di ventimila abitanti a cui manca uno spazio culturale del genere e che aveva una bella tradizione culturale. Da lì in poi, grazie anche all’antropologia delle persone dell’ExFadda e alla numerosa presenza di artisti, abbiamo cercato di metterci insieme e dare continuità a questo bisogno. Nel 2018 con la quinta edizione di Culturability, un bando biennale volto al recupero e rifunzionalizzazione degli spazi a fini culturali, abbiamo presentato un progetto in cui veniva ripensato l’uso dell’edificio (inizialmente destinato a centro d’informazioni turistiche) e costruita la sua governance attraverso una cordata di organizzazioni tra le più attive all’interno di ExFadda proprio con l’obiettivo di realizzare un teatro.

Il fatto di avere avuto ExFadda come esperienza precedente quanto vi ha aiutato nell’immaginare questo teatro?

È decisivo. Il progetto può essere definito una sorta di spin-off, un figlio del laboratorio.

È il vostro Better Call Saul.

Esatto, è una cosa del genere. È molto in linea con l’ExFadda perché parte delle persone coinvolte sono già state dentro questa realtà, in più si stanno interfacciando nuove persone: è un bene che ci sia questo mix locale.

Tra l’altro ExFadda ha avuto il merito di realizzare un vero e proprio modus operandi per l’economia degli spazi e la capacità di mettere insieme le persone. Proprio per questo non possiamo prescindere da quell’esperienza che alla fine è stata anche fonte d’ispirazione per altre realtà simili in Puglia e non solo.

Come si “auto-costruisce” un teatro? Inizialmente l’idea nostra era quella di auto-costruire completamente tutto. In corso d’opera, poi, siamo diventati leggermente più ambiziosi e abbiamo voluto realizzare un teatro vero e proprio da restituire alla comunità: non solo lo costruiamo, ma capiamo anche come ottenere uno spazio in cui bisogna soddisfare requisiti burocratici e legali. Questo vuol dire costruire un palco con le sue licenze, così come tutto quello che riguarda le licenze di pubblico spettacolo. Infatti alcune parti del progetto sono state trasformate, siamo passati da un’auto-costruzione a un’auto-montaggio e abbiamo acquistato parte di quelle attrezzature a norma per poter ottenere un vero teatro non “dell’ExFadda”, ma da restituire alla comunità. Il tema è sempre lo stesso: la responsabilità dei luoghi appartiene a chi ci lavora dentro. Il motto è “nessun spettatore, tutti protagonisti”.


Anche alla luce dell’assemblea pubblica, a che punto è il coinvolgimento delle compagnie teatrali locali?

Ci sono tutte. Prima del lockdown abbiamo cominciato a pulire questo spazio in 25-30 persone e alcune di queste facevano parte di compagnie di San Vito. Poi veniamo agli spettacoli: noi speriamo di iniziare la nostra prima rassegna a ottobre 2020 e vogliamo realizzarla insieme ai produttori culturali della zona (compagnie teatrali, scuole di danza, scuole di musica). Non vogliamo esercitare in questo momento una forma di direzione artistica, ma un’opportunità di apertura a tutti: ogni compagnia ha il suo pubblico e il pubblico non è stupido. Così si possono anche mixare storiche compagnie con giovani attori che stanno uscendo fuori e hanno voglia di mettersi in gioco. Valentino Ligorio si ferma qui. I colpi di martello diventano più forti, arrivano altri ragazzi: deve continuare a montare il palco. Ma l’intervista prosegue. Insieme a Marco Mingolla mi sposto verso quello che sarà l’ingresso del pubblico: un tavolo al centro con due sedie e una struttura laterale che tra qualche mese diventerà un bar o una biglietteria.


Quali altri spazi potrebbero essere recuperati a San Vito dei Normanni?

Negli ultimi due anni a San Vito c’è stato un progetto di rigenerazione urbana che si chiama “Santu Vitu mia” per il recupero e potenziamento di alcuni luoghi come la biblioteca comunale. Lo spazio dove siamo ora, però, è il più imponente. La sensazione che ho quando entro qui e di essere in qualcosa di immenso. Prima era uno spazio molto ridotto dove si faceva musica live: c’era un bar, un piccolo palchetto, adesso si è trasformato in un luogo dove poter ospitare anche eventi di grande portata.



C’è l’intenzione di iniziare a ottobre 2020. Come si coniugano le vostre attività future alla ripresa degli eventi dopo la pandemia? Lo capiremo strada facendo perché la situazione cambia settimana dopo settimana. Cominceremo a ottobre con la programmazione, ma già da agosto lanceremo la rassegna di cinema che sarà il primo atto ufficiale. La rassegna si chiama Ciné ed è arrivata alla terza edizione. Il bello di questo progetto, Da grande sarò un teatro, è che ha messo insieme varie realtà che volevano la stessa cosa. Noi nel 2018 ci siamo inventati Ciné per sensibilizzare i sanvitesi alla mancanza di uno spazio per il cinema, contemporaneamente Valentino era già al lavoro su Culturability, Leonardo era a Torino, studiava acustica e aveva in mente di ritornare. Poi le cose si sono riunite tutte allo stesso momento: io e Leonardo abbiamo vinto due bandi PIN e Valentino ha contribuito a vincere Culturability.


Molti ragazzi di San Vito, penso soprattutto a chi frequenta un liceo o un istituto tecnico, hanno probabilmente in mano la valigia per andare via tra qualche anno. Come volete dialogare con questa generazione?

Abbiamo già lanciato qualcosa. Grazie alla rassegna, ad esempio, c’è la possibilità di avvicinare i ragazzi interessati ai mestieri del cinema, anche quelli più tecnici, entrando in contatto magari con professionisti che sono stati al Festival di Cannes. Quello è sempre stato uno degli obiettivi: accorciare le distanze dal mondo dei sogni. L’anno scorso ci siamo anche messi in testa di organizzare un laboratorio permanente di cinema.

Il rapporto con le nuove generazioni è diretto, li portiamo dentro, cerchiamo di far vivere un’esperienza autentica, vera. Sono possibilità. Oltre a partecipare, guardare e ispirarsi sono soprattutto possibilità di lavoro.


Facciamo finta che io e te siamo all’interno di TEX- Il Teatro dell’ExFadda e che oggi è il 9 giugno 2021. Prova a raccontarmi quello che è successo in questo primo anno di attività.

Prima di tutto evitiamo la possibilità del coronavirus nel prossimo autunno e speriamo che la gente torni a fidarsi dei luoghi pubblici. Mi immagino l’inizio di un percorso dove sicuramente non avremo ancora raggiunto tutti gli obiettivi. Intanto la cosa più importante è restituire questo spazio alle persone e far sì che tutti possano sentirlo uno spazio in cui incontrarsi e confrontarsi. Poi c’è l’aspetto dell’intrattenimento: oggi ci dimentichiamo che il cinema deve anche essere intrattenimento e non solo riflessione, didattica. È anche serenità, divertimento, è passare la serata insieme alla tua ragazza e mangiare popcorn. Quella dimensione di tranquillità e serenità, che un po’ è stata rubata alla nostra generazione, vorrei che fosse la protagonista qui dentro. Questo luogo non deve rappresentare solo un riscatto cittadino, ma anche un posto dove sentirsi felici.


 

Io e Marco restiamo in silenzio un attimo. Abbozziamo un mezzo sorriso. In quell’esatto momento ci rendiamo conto che è il modo giusto per chiudere l’intervista. Ripercorro tutto il teatro insieme a lui per andare via, continuano i lavori. Sono stato dentro per quasi un’ora, riparato dal temporale e proiettato nel futuro. Fuori è tornato il sole. C’è sempre il sole sull’ExFadda.


Autore

 

Andrea Martina


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