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  • Immagine del redattoreAss. Tramoontana

HUNTERS: LA CACCIA AI NAZISTI HA INIZIO


(…teaser…)


Sono trascorsi trentadue anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando a New York serpeggia il pericolo della rinascita del Quarto Reich. Molti dei sopravvissuti ai campi di sterminio di Auschwitz hanno trovato asilo e rifugio negli Stati Uniti, dove sperano di ricostruire la loro vita non trascurando quanto importante sia restare fedeli alle proprie origini e alla memoria di ciò che hanno vissuto.

È un’America che lotta, quella degli anni ’70, non solo contro il pericolo dell’antisemitismo, ma anche contro il razzismo in sé: la fobia del nero, dell’omosessuale, del diverso nella sua tipologia più bizzarra si fa spazio nella patria delle libertà per antonomasia.

In questo scenario nasce Hunters, la nuova serie televisiva prodotta da Amazon Prime.


 

(… zoom …)


Hunters è un prodotto ambizioso e di qualità nato dal giovane David Weil, affiancato da Jordan Peele, Nikki Toscano (che troviamo in un altro capolavoro del piccolo schermo, Bates Motel), Alfonso Gomez-Rejon (alla guida dell’episodio pilota di American Horror Story) e Nelson McCormik (Prison Break).

Il vero diamante della serie, però, è lui: Al Pacino, a capo della squadra dei cacciatori. Al centro della scena, infatti, Hunters vede protagonisti uno stravagante gruppo di cacciatori di nazisti che lotta contro la ricostruzione del regime hitleriano. Personaggio principale dello show è l’adolescente Jonah Heidelbaum (Logan Lerman, noto per i suoi ruoli da protagonista in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo e Noi siamo infinito), un orfano ebreo cresciuto con la sua safta (“nonna” in ebraico) che, purtroppo, vede morire dinanzi ai suoi occhi per mano di un uomo misterioso. Durante la veglia funebre, Jonah conosce Meyer Offerman (Al Pacino), un vecchio amico della sua safta che lo inizierà alla caccia ai nazisti.


 

(… controcampo …)


Esclusività di Hunters è la prospettiva con cui la storia è narrata: un adolescente appassionato di fumetti e supereroi, che guarda il mondo attraverso i suoi occhi da nerd e crede di poter lottare contro il nemico così come fanno Spider-Man o Luke Skywalker. Jonah è una sorta di Peter Parker dello show e, come il suo idolo, muta atteggiamento nei confronti della vita con la scoperta delle atrocità vissute dal suo popolo. Frequenti, infatti, sono le allucinazioni in stile fumetto di Jonah che, di tanto in tanto, permettono di prendere una boccata d’aria dalla vera trama della serie.

Hunters si muove su due piani temporali: presente (New York, 1977) e passato (Auschwitz, anni ’40). Questo ci permette di familiarizzare con i protagonisti dello show, i cacciatori, di organizzare assieme a loro i piani d’attacco, ma anche di prendere atto delle atrocità vissute dalla stirpe ebraica. Nonostante ciò, la serie sa miscelare momenti di tensione e ironia, soprattutto per mano dell’eccentrico Lonny Flash (Josh Radnor, l’amato Ted Mosby di How I Met Your Mother), e momenti di dolcezza e romanticismo grazie ai coniugi sopravvissuti allo sterminio Murray e Mindy Markowitz (Saul Rubinek e Carol Kane). Personaggi fortemente caratterizzati, con una forte personalità e un passato che li ha spinti a essere ciò che sono. Nel corso della stagione, conosciamo meglio le vite di alcuni di loro, mentre altre continuano a essere appena accennate con la promessa – e speranza – di essere svelate nella prossima stagione.



(… primo piano …)


Lo show affronta la tematica razziale nel suo aspetto più ampio, non solo quello ebreo. Così come accadde durante il secondo conflitto mondiale, l’astio dei nazisti è rivolto a tutti coloro che vengono ritenuti nemici della razza ariana. Millie Morris (Jerrika Hinton), agente FBI di colore che indaga sul Quarto Reich e intraprende rapporti con i cacciatori, è l’esempio di come fosse difficile essere una donna nera e in carriera a quei tempi.

I villains, poi, sono costruiti in maniera tale da non suscitare nel pubblico nessun sentimento compassionevole. Troviamo non solo nazisti sotto copertura scampati alla condanna dopo la liberazione dei lager, come “Il Macellaio” Biff Simpson (Dylan Baker), ma anche giovani adepti al culto della razza pura, tra cui il decerebrato Travis Leich (Greg Austin), noto come “L’Americano”, che incarna perfettamente l’ideale di superiorità di razza. A capo dell’organizzazione c’è il Colonnello (Lena Olin), donna senza scrupoli, devota ai principi darwiniani e hitleriani.

Un vero e proprio dipinto pop, quello di Hunters, che si ibrida al fumetto e porta sul piccolo schermo una storia apparentemente lontana dalla realtà ma che, tra il 1945 e il 1950 è realmente accaduta: in seguito al conflitto mondiale, ben 1600 scienziati tedeschi furono fatti arrivare negli Stati Uniti, muniti di una nuova identità e assunti dal governo statunitense per favorire la vittoria dell’America contro la Russia nella Guerra Fredda e nel garantirle di primeggiare nella corsa allo spazio; questo programma è passato alla storia come Operazione Paperclip.


 

(… titoli di coda …)


Hunters ha uno scenario cupo che, però, non ritroviamo nella fotografia e nella scelta dei colori. Limpidezza, lucentezza, lasciandoci immaginare un mondo altrettanto solare e colorato. Frequente è l’utilizzo del primo piano durante i dialoghi, nel tentativo di accrescere la tensione e aumentare la concentrazione dello spettatore. Location tipiche degli anni ’70, con abiti eccentrici, capigliature folte e scale cromatiche vivaci, insomma. Le uniche scene povere di saturazione sono i flashback, dove si nota una leggera sfumatura delle immagini e una presenza massiccia di colori spenti.

La caccia è la vera protagonista dello show. Il gruppo di cacciatori si arma per ridare dignità alle vittime dell’Olocausto, offrendo la loro vendetta; significativa è, infatti, la rivisitazione della Parola del Talmūd fatta da Meyer Offerman: Vivere bene non è la miglior vendetta. La vendetta è la miglior vendetta”. I sopravvissuti considerano la caccia una vera è propria mitzvah (“comandamento” in ebraico) voluto da Dio nel tentativo di vendicare lo sterminio di massa. La vita, pertanto, è vissuta come una vera e propria partita a scacchi, in cui mutano i giocatori, i tempi e la speranza di un diverso epilogo.

Hunters, in conclusione, può essere considerata una delle serie rivelazione del 2020, nonostante presenti anch’essa delle pecche: la durata degli episodi, per esempio, è inappropriata per una serie televisiva e, inoltre, è possibile notare una frettolosa accelerazione degli eventi negli ultimi episodi, concentrando buona parte del pathos alla fine.

Ora, non ci resta che attendere la conferma del colosso Amazon per una seconda ed emozionante stagione.

“Pensavi che la guerra fosse finita? No, cara. Solo i morti conoscono la fine della guerra. Siamo qui ora. Dappertutto”.



Autore

 

Angelica Martina

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